venerdì 11 novembre 2016

Un po' di silenzio per Zia Leti - Di don Marco al secolo Keaz.

Della serie l'insostenibile leggerezza delle parole (Parabole) di Don Marco al secolo Keaz.


Un po' di silenzio per Zia Leti.


I cartelli che ne portavano il nome e il rumore del treno che rallentava, indicavano con chiarezza la prossimità della stazione di Sestri Levante. I tre ragazzi erano tra l’annoiato e lo stupito; avevano accettato l’invito solo per curiosità o semplicemente perché non avevano di meglio da fare. Per tutto il viaggio avevano trafficato con i loro cellulari e mandato messaggi in ogni dove, intervallando la loro intensa attività con alcune parole, che mettendole tutte insieme si faticava un po’ a riconoscerle come un discorso. 

Zia Leti sapeva con chi aveva a che fare, conosceva tutti e tre da tanto tempo e ultimamente li osservava, a volte ozianti e a volte chiassosi, sui gradini del sagrato, oggetto di sguardi rimproveranti o di teste che si muovevano da sinistra a destra per esprimere il proprio diniego verso quella gioventù sfaccendata. Aveva, perciò, lanciato la sfida di quella giornata al mare che loro avevano raccolto, ribadendo però all’unisono: - Basta che non si prega. –

Scesi dal treno si incamminarono, e Mauro disse: - Ma Zia Leti ci porti al mare in pieno inverno, non possiamo nemmeno fare il bagno e non c’è in giro nessuno.-
-          Il mare – rispose Zia Leti – può essere interessante anche in questo periodo e l’essere da soli ci può aiutare a riflettere. –
-          Vedi che c’era sotto qualcosa – disse Sara – non si prega ma si riflette, sempre robe di chiesa. – E tutti risero di gusto.

Intanto raggiunsero una spiaggia, circondata da una fila di case colorate. Facendo un cenno con la mano la donna disse. – Ecco la Baia del Silenzio, è un posto molto bello e interessante qui a Sestri. –

-          Il nome è tutto un programma – disse Luis il terzo del gruppo.
-          Che effetto vi fa questo posto?– domandò Zia Leti.
-          Ma non so, strano…- disse Mauro – c’è un silenzio.-
-          Proviamo a spegnere i cellulari, sediamoci un attimo e ascoltiamo.- Consigliò la donna.

Dopo qualche minuto intervenne Sara: - Si sente perfino il rumore del mare e il verso dei gabbiani.-
-          Si continuiamo. Forse riusciamo a sentire qualcos’altro.-
-          Mi viene un po’ di paura – disse Luis – non sono mai stato così tanto in silenzio. –
-          Fare silenzio –  rispose Zia Leti – è tanto difficile quanto necessario. Nel silenzio ci mettiamo di fronte a noi stessi, impariamo ad ascoltare ciò che si muove intorno a noi, ma soprattutto ciò che si muove dentro di noi. Dentro ciascuno di noi c’è un mondo che chiede di essere ascoltato, progressivamente conosciuto, interrogativi che cercano risposte, paure che ci paralizzano, desideri che cercano soddisfazione, cose che abbiamo lasciato lì in un angolo e che continuano ad inquietarci. Lì nel silenzio ritroviamo la parte più vera di noi stessi. Spesso facciamo rumore, cerchiamo distrazioni perché il silenzio un po’ ci spaventa.-
-          Allora non dobbiamo parlare più? – domandò Sara.
-          La capacità di fare silenzio ci permette di riscoprire l’importanza della parola imparando a non sprecare le parole e a non banalizzarle.  E nel silenzio impariamo ad ascoltare Dio che ci parla.-
-          Mi sembrava che non tiravi in ballo Dio – intervenne Mauro.
-          Beh, in un posto così è difficile non pensare a Lui –disse Luis.

Tutti lo guardarono con un certo stupore, ma gli altri due ragazzi  tacquero non volendo contraddire il loro amico, anche perché in quel momento avevano avuto il medesimo pensiero.. Quel luogo con il suo silenzio li aveva scossi e le parole di Zia Leti avevano  mosso qualcosa dentro ciascuno. Rimasero lì seduti ancora a lungo, in silenzio, guardando anche il mare in modo diverso. 

A Zia Leti vennero in mente  le parole che Gesù disse ai discepoli quando ritornarono dalla missione: <<Venite in disparte, voi soli, in un luogo silenzioso, e riposatevi un po’>>. Pensò che forse per la prima volta anche per quei tre ragazzi c’era stato un po’ di vero riposo e avevano sperimentato che fare un po’ di silenzio non è poi così male. 

Non sapeva se avrebbero ripetuto in futuro quell’esperienza o se si sarebbero ributtati nel frastuono consueto, ma la sfida che aveva lanciato, loro l’avevano vinta e lei aveva goduto per un po’ di quella vittoria.


A quel punto disse: - Ragazzi il nostro treno parte tra un’ora, che ne dite di un pezzo di pizza? Offro io! -

don Marco

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